Francesco Cirignotta, in queste ore al lavoro nel suo salone Barber Snob sui Navigli a Milano per accontentare i clienti dell’ultimo minuto con taglio e barba delle feste, riflette sull‘appuntamento dal barbiere a Natale. E ci fa sorridere con una velata filippica sulle nostre piccole manie. Ma anche sul grande valore che i capelli rivestono nella rappresentazione di sé. Quella che ciascuno di noi vuole dare agli altri.
Agende cariche di appuntamenti, tutti che si affrettano per taglio e barba, l’ultimo hairstyle della giornata. Fa sorridere dare un’occhiata all’elenco dei clienti del barbiere di queste ultime ore prima di Natale. Pochi gli spazi ancora liberi: nessuno vuole rimanere senza taglio e barba per le feste. I barbieri, dopo tanti mesi difficili, lavorano senza sosta, non si risparmiano. Uomini e ragazzi attendono il loro fatidico turno. Sembra una cartolina piena di vita che riproduce i felici anni 50.
Qualunque cosa accada, all’appuntamento dal barbiere a Natale e Capodanno non si rinuncia. I capelli sono a volte più importanti dell’abito, a volte sono accessori, ma finiscono per rivelarsi un dettaglio irrinunciabile della nostra immagine.
Socialmente utile
È dalla notte dei tempi che, durante i momenti sociali di condivisione, come feste religiose e non o eventi di divertimento e aggregazione, socialmente utili, culturali o scolastici, i capelli rappresentano una delle forme di decoro con cui esprimiamo noi stessi agli altri. Un decoro che, per convenzione da un lato, per scrittura di carattere etico dall’altro, tutti quanti abbiamo imparato a condividere con gli altri. Di questo codice etico fanno parte l’essere coperti, il vestirsi. Qui non vuole esserci alcun giudizio sulle diverse fogge del vestito che ciascuno può scegliersi: sono un liberale e come tale voglio morire. Anche la trasgressione è una forma di decoro, per quanto alternativa possa essere.
Se ci pensate bene, l’idea stessa che la convenzione possa portare le persone a sentirsi in ordine e lasciare a chi la pensa diversamente il valore della trasversalità, ha un valore innegabile per tutti. Tanto per chi lo accetta, tanto per chi lo contesta: tutti vogliono rappresentare se stessi nel migliore dei modi, anche e soprattutto quando trasgrediscono.
Insieme al bon ton a tavola e ai modi dell’educazione, ci sono momenti, come il Natale, in cui l’evento sociale richiama in noi il grande desiderio di vederci e apparire al meglio di noi stessi. Una sorta di metro interno che regola la circostanza. Ed ecco che il vestito è accompagnato dall’accessorio e, invariabilmente, anche dall’acconciatura.
Comunque sia un bel vedere è un bel vedere: capelli puliti, ben tagliati e acconciati in un certo modo, è innegabile che rappresentino uno stile, un valore estetico, non solo temporale. Ed ecco che i capelli non sono più un accessorio, ma l’abito dell’essere umano. La sua cornice. E allora, improvvisamente, la corsa all’appuntamento dal barbiere non fa più sorridere, ma riflettere. E lui, l’acconciatore, in queste occasioni come in altre, esercita con pazienza il suo ruolo socialmente utile.