“Agli albori della barberia siciliana nessun cliente prima di uscire, dopo aver fatto barba e capelli, si fermava a pagare il conto. Tutta veniva annotato su un taccuino. Per passare a saldare il debito, si aspettava che finisse il raccolto o arrivasse la vendemmia. Si pagava quando si aveva la disponibilità, ricorrendo perfino al baratto. Non era inusuale ricevere grano al posto di banconote”.
È Daniele Centorbi, figlio d’arte, con un salone di barbiere a Grammichele, in provincia di Catania, a rievocare i ricordi del padre e delle vecchie barberie di paese in Sicilia.
Sembra che siano passati secoli e invece da quel mondo, con i suoi usi e vezzi maschili, ci separa poco più di un secolo. Era la fine dell’800 quando i primi ‘Varveri’ cominciarono ad aprire le loro caratteristiche botteghe in Sicilia. Insieme a barba e capelli, eseguivano anche estrazioni di denti e, quando necessario, piccole operazioni di chirurgia.

“Mio padre ha iniziato a fare il mestiere a 8 anni, non ha potuto studiare. Eppure, quante cose ha imparato nel corso della sua vita in quell’ambiente unico che era la barberia, dove ai discorsi di politica e alle vicende di cronaca si mescolavano i pettegolezzi di paese. Allora le notizie viaggiavano lente: la nascita di un bimbo o la fine di una guerra si apprendeva prima che dai giornali, sull’uscio del barbiere”, prosegue Daniele.
La barberia è siciliana
“Il barbiere era una figura importante, soprattutto nei paesini: le informazioni passavano dal bar e dal suo salone, l’Instagram dei tempi. Chi voleva restare aggiornato su tutto, passava da lui quotidianamente, anche solo per due chiacchiere”.
“La figura tradizionale del ‘Varveri’, come lo immaginiamo, è stato un fenomeno prettamente siciliano, con qualche imitazione sporadica nel Sud italia. La moda del barber shop è una chiave di lettura contemporanea, che non ne cattura interamente l’essenza”.
“Il barbiere di un tempo era cerusico: estraeva denti, faceva salassi e piccole operazioni di chirurgia con strumenti spesso non adeguati. I colori del ‘barber pool’, infatti, hanno una simbologia legata a tutti questi servizi”, spiega Daniele Centopri che nel suo salone The Barber Brothers ha voluto ricreare le atmosfere vissute da bambino in quello del padre.
“I barbieri vecchio stampo utilizzavano i rasoi tradizionali a mano libera. Non avevano certo i nostri trimmer super tecnologici. Li affilavano con pietre di grana differente e con coramella, una stuoia di pelle apposita. Inoltre, si servivano di una cintura in cuoio naturale per mantenere il filo. La cura e l’attenzione verso il rasoio era un momento delicato: non esisteva la lametta usa e getta. Non per nulla questo strumento iconico sta tornando in voga”.
Nel nome del padre
“Papà è stato il mio mentore. Ha iniziato negli anni 60 a Grammichele: era ancora un bambino. All’epoca arrivare alla quinta elementare era come oggi raggiungere il diploma. Pochi potevano permettersi le medie e le superiori”.
“I suoi clienti erano uomini che svolgevano lavori in campagna e non lavavano i capelli tutti i giorni. Quando andava bene, una volta a settimana. Fargli lo shampoo non era gradevolissimo e mio padre mi raccontava tutto. Era un’Italia diversa, che chi ha fatto questo mestiere non può dimenticare”.
“I saloni della barberia siciliana erano in legno scuro lavorato a mano libera, la specchiera e il bancone erano frontali. Lo shampoo veniva fatto sul lavabo incorporato nel mobile. Si lavavano i capelli a testa in giù oppure inclinando lo schienale girevole nella bacinella incassata: ma solo nei saloni più moderni. Eppure, le poltrone erano comodissime: non ne fanno più così”.
“La verità è che all’epoca non si pensava a ottimizzare gli spazi. La cosa più importante era il confort delle persone”.
Sentore di colonia

“All’interno della barberia siciliana si respirava il profumo della colonia: il Floïd, ormai reperto storico. Si applicava sulla barba dopo il panno caldo con una speciale pompetta. Poi si passava il panno ghiacciato per chiudere i pori: i barbieri ne sapevano tante, anche se non le avevano apprese sui libri”.
“Ricordo che le forbici dell’epoca erano come le cesoie: facevano un rumore assurdo. Era la melodia di sottofondo della barberia, un luogo davvero unico. Perché se non fosse stato un luogo davvero speciale, come avremmo fatto a esportarla in tutto il mondo”?



